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da “La notte”
Faust era giovane e bello, aveva i capelli ricciuti. Le bolognesi somigliavano allora a medaglie siracusane e il taglio dei loro occhi era tanto perfetto che amavano sembrare immobili a contrastare armoniosamente coi lunghi riccioli bruni. Era facile incontrarle la sera per le vie cupe (la luna illuminava allora le strade) e Faust alzava gli occhi ai comignoli delle case che nella luce della sembravano punti interrogativi e restava pensieroso allo strisciare dei loro passi che si attenuavano. Dalla vecchia taverna a volte che raccoglieva gli scolari gli piaceva udire tra i calmi conversari dell’inverno bolognese, frigido e nebuloso come il suo, e lo schioccare dei ciocchi e i guizzi della fiamma sull’ocra delle volte i passi frettolosi sotto gli archi prossimi. Amava allora raccogliersi in un canto mentre la giovine ostessa, rosso il guarnello e le belle gote sotto la pettinatura fumosa passava e ripassava davanti a lui. Faust era giovane e bello. In un giorno come quello, dalla saletta tappezzata, tra i ritornelli degli organi automatici e una decorazione floreale, dalla saletta udivo la folla scorrere e i rumori cupi dell’inverno. […]
(dai “Canti orfici”, 1914)
Sorelle di confine
Quattro poesie dalla prima sezione di "Sorelle di confine" di Jonida Prifti, da poco uscito con prefazione di Andrea Cortellessa e postfazione di Pasquale Panella nella collana "Sottotraccia" di Marco Saya edizioni. da LA PORTATRICE CARNICA (A Chiara) GUARDIANA Disturbo dal ricordoallargata raggieracosì, in sosta dal senso di direin quale forma sono? Una testa di chiodoorma, attorno all’ultima feritaun pezzo di polmoneridurre, dal peso in diffusione per mezzo di voci...
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