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Non c’è più luce di Natale
Sono gli ultimi giorni dell’anno. Il benessere
accende, verso sera, in tutti gli uomini
una specie di follia: la smania inespressa
di essere più felici di quanto siano …
È sempre una speranza che dà pietà: anche
il piccolo borghese più cieco ha ragione
di averla, di tremarne: c’è un istante
in cui anch’egli infine vive di passione.
E tutta la capitale di questo povero paese
è un solo ansito di macchine, una corsa
angosciata verso le antiche spese
di Natale, come a una necessità risorta.
Potente luce di Luglio, ritorna, oscura
questo debole crepuscolo di pace,
che non è pace, questo conforto ch’è paura:
ridà parole al dolore che tace.
Manda i cadaveri ancora insanguinati
dei ragazzi che hai illuminato potente:
che vengano qui, tra questi riconsolati
benpensanti, tra questa dimentica gente.
Vengano, con dietro il tuo chiarore di piazze
fatte campi di battaglia o cimiteri,
tra queste ciniche chiese dove la razza
dei servi torna alla sua viltà di ieri.
Vengano tra noi, a cui non è rimasta
che la speranza di una lotta che dispera:
non c’è più luce di Natale, o di Pasqua.
Tu, sei la luce, ormai, dell’Italia vera.
(da “Dialoghi con Pasolini” su “Vie Nuove”, n. 3, XVI, 21 gennaio 1961)
Non già ieri, non ancora domani
Cinque poesie in anteprima da "Non già ieri, non ancora domani di Antonio Tricomi, da poco uscito per Marcos y Marcos. Ascolta, il punto è forse questo:che uno mette, poi mette, rimettegancetti da cui pende sul vuoto,però li perde, e perde, riperde. E che, detta così, neppure basta.Quel tale ha chiaro fin dal principioche s’inchioda, e inchioda, rinchiodaa ben poco a reggerne il peso. Anzi lui lo capisce, a che cosa:minime dosi omeopatichedi male invecchiata giovinezzae, quanto...
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